Con l’avvicinarsi della fine delle lezioni, mi è capitato di vedere tanti bambini – soprattutto quelli nello spettro autistico – perdere colpi: calo di attenzione, esplosioni di nervosismo e, a volte, veri e propri meltdown. Nella mia esperienza, non si tratta semplicemente di “stanchezza”: è un mix di sovraccarico sensoriale, voglia di libertà dalle regole scolastiche e accumulo di tensione emotiva. Ecco tre strategie concrete, collaudate sul campo, per aiutare famiglie e insegnanti a ritrovare equilibrio.
1. Pause sensoriali strutturate
Il problema
Quando le lezioni diventano ripetitive e la giornata si allunga, i rumori in classe risultano più forti, le luci più accecanti e persino il banco diventa una gabbia. A questo punto il bambino può andare in crisi o inibire qualsiasi volontà di apprendere.
Strategia in azione
Nella mia esperienza, ho creato un angolo calmo in classe con cuffie antirumore e lucine soffuse: bastano 3–5 minuti fuori dal banco per tornare più concentrati.
Ogni 45 minuti, scatta un timer visivo (uso una clessidra da 3 minuti o un’App con simboli colorati) che segnala la pausa.
2. Micro-attività motorie con token board
Il problema
Chi resta seduto troppo a lungo tende ad agitarsi: alzarsi, battere i piedi… fino all’esplosione. Senza un’alternativa, il bambino prova a “fuggire” dalla seduta.
Strategia in azione
Costruisco assieme al piccolo una token board: 5 gettoni a disposizione, uno vale un micro-break motorio.
Ogni tot tempo (il tempo è personalizzato in base alla “resistenza” di ognuno - ci si allena con il passare delle settimane e dei mesi e si aumenta sempre di più la durata di lavoro), se il bambino è rimasto al banco e ha lavorato con impegno, guadagna un gettone; se si alza senza permesso, lo si richiama all’attenzione e si procede mantenendo l’istruzione data.
Mi ricordo quando Giulia (nome di fantasia), 7 anni, ha totalizzato 5 gettoni vincendo la pausa: l’ho accompagnata alla “postazione break” dove aveva previsto di spingere un piccolo carrello-gioco per 2 minuti. Al suo ritorno, sorrideva… e aveva ricaricato le batterie. La cosa importante è che il tempo di break non sia troppo altrimenti si rischia di ottenere l’effetto opposto.
3. Self-monitoring e rinforzo differenziato
Il problema
Fra i ragazzi più grandi (11–14 anni), la fatica mentale si traduce in distrazione o addirittura sabotaggio di compiti: “Non ne ho voglia”, “Non ci riesco”.
Strategia in azione
Insegno loro a monitorarsi: un foglio semplice con due colonne (“👍” vs “👎”) dove segnano ogni ora di studio.
Ogni ✔️ corrisponde a un rinforzo concordato: 10 min di videogame, una telefonata a un amico, o una passeggiata in bici.
Un caso emblematico: Luca, 13 anni, dopo aver collezionato 8 ✔️ in un giorno “no”, ha deciso di fare una gara con se stesso per raggiungere i 10 e sbloccare una partita online extra. Alla fine della settimana, abbiamo rivisto insieme il diario: non solo era più coinvolto, ma aveva anche migliorato i tempi di esecuzione dei compiti.
La fine dell’anno scolastico è un momento cruciale: la routine si incrina e i carichi emotivi e sensoriali si fanno sentire. Queste tre strategie – pause sensoriali, micro-attività motorie con token board e self-monitoring con rinforzi – aiutano a spezzare la tensione, restituire fiducia al bambino e riportare serenità nella classe e in famiglia.
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Articolo scritto da Vanessa, fondatrice di vanEducation e specialista in educazione, apprendimento e supporto comportamentale.
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